In aiuto

Teresa conosce Marco e ne viene subito conquistata; lui è il fidanzato ideale: premuroso, attento, geloso quanto basta a farla sentire importante, anche se qualche volta esagera nel volere i dettagli di tutto ciò che Teresa fa quando non è con lui.
Dopo pochissimi mesi Teresa rimane incinta e i due si sposano a tempo record.

Poco dopo le nozze il primo episodio, durante una scenata di gelosia. Marco le dà uno schiaffo in pieno viso. Teresa è sconvolta ma Marco si giustifica, dice di essere stanco, stressato dal lavoro, dice che è stato solo un momento di rabbia… La prega di perdonarlo e per molti giorni torna ad essere l’uomo ideale che Teresa crede di avere sposato.
Nel frattempo nasce il primo figlio e Teresa precipita velocemente in una spirale di violenza sempre più frequente. Marco la svilisce quotidianamente e spesso la violenza è anche fisica.
Ormai Teresa si rende conto del crescere della tensione in Marco e fa di tutto per cercare di non sollecitare le sue reazioni violente. Diventa l’ombra di se stessa, è sempre più succube, ma quando lui è calmo, lei sente ancora di amarlo.
La paura però è sempre più forte.

Teresa si confida con un’amica, che le consiglia di rivolgersi al centro antiviolenza.
Teresa ci va di nascosto, comincia a raccontare la sua storia, frequenta il centro per un po’, pensa alla separazione e si informa da un legale… ma ancora non riesce a immaginare una vita diversa, rimane col marito e poco dopo è di nuovo incinta.
La nuova gravidanza le porta un po’ di gioia ma aumenta anche la paura; Marco è sempre più geloso, possessivo e pretenzioso: vorrebbe che Teresa fosse solo per lui, non accetta di dividerla col figlio, mentre la donna deve dedicarsi al primogenito, ancora piccolo, e al nascituro che porta in grembo.
Nel frattempo la situazione non cambia se non in peggio.

Nasce la seconda figlia.
Il culmine si raggiunge quando, all’ennesimo eccesso di rabbia, Marco la colpisce alla testa con una cornice, ferendola gravemente.
Il figlio maggiore accorre alle grida della donna e si trova davanti una scena da film horror: la madre col capo sanguinante, per terra, davanti al padre ancora pieno di rabbia.
Quell’episodio finalmente “apre gli occhi” a Teresa che, in un istante, si rende conto di ciò che sono costretti a vivere lei e i suoi figli.

Accompagnata da Marco al Pronto soccorso, viene accolta con tutte le precauzioni del caso: tenendo il marito fuori dalla stanza e mettendola in condizioni di poter raccontare la sua storia, Teresa racconta tutto agli operatori, ha paura e non vuole tornare a casa.
Viene coinvolto il centro antiviolenza che cerca un’ospitalità in casa-rifugio per la donna e i suoi due figli. I carabinieri raccolgono la denuncia-querela direttamente in ospedale e proteggono il trasferimento in casa protetta.

Quel giorno Teresa si sente libera come non si era mai sentita. La strada è ancora lunga ma lei e i suoi figli non sono più soli e ce la faranno.

I nomi di questa storia sono nomi di fantasia. Gli elementi narrati, pur provenendo da storie reali, sono stati utilizzati liberamente al fine di costruire una narrazione emblematica.

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